Il triangolo delle bermuda del rock
Negli anni '60, l'avvento di una musica più introspettiva ed intellettuale, sostenuta da giovani condiscendenti e irrequieti, emerge in una società di consumi in cui si respira un'atmosfera di ribellione e liberazione.Le campagne di sensibilizzazione, così come la pratica della disintossicazione, non erano molto frequenti all'epoca, motivo per cui l'uso di sostanze psichedeliche e di cocaina, arrivata negli anni 70 negli Stati Uniti, è abituale e poco scoraggiata. L'alterazione psicofisica dona agli artisti una disposizione interiore privilegiata, capace di ridurre gli stati d'ansia quando la si assume e di portare alla luce sensazioni remote.
Protagonisti di un'epoca rock bifronte, in cui l'ardore costruttivo della lotta si abbandona talvolta ad un nichilismo passivo e distruttivo, e inseriti all'interno di un ambiente nettamente diverso rispetto a quello natale, in cui la definizione di "normale" si fa sfocata.
Club 27
La dicitura "Club 27" nasce per identificare tutti gli artisti morti all'età di 27 anni. Sono noti anche altri Club, come il "27+1", utili per categorizzare le differenti età dei centinaia di artisti morti rovinati dagli eccessi. Le intenzionalità di queste classificazioni si possono tuttavia sintetizzare nello spirito del Club 27: "It’s better to burn out than to fade away" (è meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente), una celebre frase di Neil Young, riportata nella lettera d'addio di Kurt Cobain, tratta a sua volta dall'opera letteraria di James Joyce "The Dubliners".Che sia meglio oppure no dovrete deciderlo voi.
DOMANDE:
1) Lo spirito del rock contiene necessariamente in sé un germe di ribellione distruttiva che tende anche all'eccesso e, quindi, all'autolesionismo?
2) Lo spirito del rock è morto?
2) Possiamo rintracciare una similarità tra il "life-style" dei 27 e altre tipologie di vite proposte dagli odierni generi musicali?